Roma, anno 91 a.C.
Oltre un secolo dopo la venuta di Arcaghaturs nell’Urbe, a Roma giunge un altro medico greco: Asclepiade. Originario della Bitinia, regione turca sullo stretto dei Dardanelli, aveva studiato prima ad Atene e poi ad Alessandria.
La sua presenza nella capitale si fa tradizionalmente coincidere con la nascita e lo sviluppo delle prime scuole di Medicina, che si imposero durante l’intero periodo imperiale.
Prima di quel momento, l’esercizio della pratica medica aveva attraversato un lungo periodo di transizione, in cui gli stessi curatori erano perlopiù schiavi o liberti ed erano costretti ad esercitare la professione nelle “tabernae medicorum”. Si trattava di spazi angusti, perlopiù adatti alle attività di artigianato, dove però venivano confezionati e venduti i medicamenti, come nelle moderne farmacie.
Tale condizione di decadenza, in cui l’operato dei medici veniva sottostimato, spesso ripudiato e poco remunerato, cambiò progressivamente proprio in concomitanza con la venuta di Asclepiade.
Egli riuscì infatti a guadagnarsi nel tempo i favori di alcune delle più importanti personalità dell’epoca, come Marco Antonio, Crasso e Cicerone. Ciò gli concesse uno spazio d’azione e un credito superiore ad ogni altro medico, permettendogli di approfondire la teoria atomistica di Democrito e di porla alla base della nuova Scuola Metodica.
Partendo dall’idea secondo cui la salute deriva dal corretto movimento degli atomi all’interno della materia, e la malattia dalla corruzione di questo principio, Asclepiade si pose come scopo la cura dei malati attraverso l’”osservazione dei fatti”. In netta contrapposizione con Ippocrate, diede importanza alla “terapia fisica”, fatta di massaggi, idroterapia, unzioni, oltre che di ginnastica e passeggiate.
Il compito di queste pratiche era quello di dare nuova coerenza agli atomi di cui è composta la materia, smuoverli al fine di curare la malattia.
Lo studio veniva quindi affiancato da esercitazioni pratiche: il maestro accompagnava gli allievi nelle visite dei pazienti, spronandoli nella misurazione del polso, nell’analisi del malato attraverso l’osservazione di occhi, gola e colorito, oltre che nell’ascolto del medesimo per capire i sintomi ed emettere la diagnosi.
Le intuizioni di Asclepiade, giunte a noi frazionate, rendono merito ad un grande maestro, ma soprattutto ad un precursore.
Fu infatti Temisone di Laodicea, suo allievo, a dare un “metodo” alle idee e alle regole fondamentali promosse da Asclepiade, rendendole alla portata di tutti e fondando di conseguenza la Scuola Metodica.
UN FENOMENO IN ESPANSIONE
Il I secolo d.C fu nel complesso un periodo prospero, almeno da un punto di vista accademico e intellettuale. Non passò molto tempo che alla dottrina metodista, di per sé una riforma dei principi ippocratici, si oppose una controriforma, incarnata nella Scuola Pneumatica.
Attaneo di Attaleia (attuale Cilicia) fu il fondatore di questa nuova corrente che metteva al centro lo studio del pneuma, base dell’economia vitale dell’organismo.
Le malattie e i fenomeni morbosi sarebbero, secondo Attaneo, ricollegabili al disequilibrio degli umori regolati dal pneuma. Va da sé l’importanza data dal medico a modelli di vita sani, legati all’igiene personale e all’assunzione di sostanze e liquidi depurati da sostanze nocive.
Tra gli altri esponenti, da ricordare Apollonio di Pergamo, Eliodoro e Agatino da Sparta.
Quest’ultimo in particolare si distinse per un marcato eclettismo di interessi e pensieri, che lo portò a fondare nel 90 d.C l’omonima Scuola Eclettica.
Agatino si guadagnò in breve il soprannome “Episintetico” proprio per la sua voglia di prendere il meglio delle dottrine passate, per rivederle alla luce del suo tempo.
L’Eclettismo si presentò dunque come una sintesi tra l’atomismo di Asclepiade e l’umoralismo ippocratico, figlio della scuola pneumatica e vicino a quella metodica.
Il dottrinato che ne risultò ebbe un grande successo nella Roma del tempo, in quanto riuscì a mettere da parte gli assolutismi e a dare il giusto peso a tutte le pratiche.
Vi furono altri eclettici: Rufo di Efeso, Erodoto e Filippo di Cesarea, tutti figli di quel fenomeno di “erudizione culturale” che stava dilagando per Roma e non solo.
La nascita e lo sviluppo delle prime scuole durante la prima fase dell’Impero fu quindi di straordinaria importanza, sia per la diffusione del sapere tra studiosi di ogni provenienza, sia perché, da lì a pochi anni, avrebbero ispirato Galeno di Pergamo, le cui idee dominarono la medicina occidentale per oltre dodici secoli.