“fa che il cibo sia la tua medicina, e la tua medicina sia il tuo cibo”
(Ippocrate di Coo, 420 a.C)
Storia e scienza sono da tempo concordi nel definire l’alimentazione come uno dei fattori che contribuisce, nella misura maggiore, alla promozione e al mantenimento nel tempo della salute e dell’equilibrio psico-fisico.
Ne è un esempio lo sviluppo stesso della condizione dell’uomo, che dalla scoperta delle tecniche agricole prima e dei processi di lavorazione industriale poi, ha sempre messo l’alimentazione al centro della sua crescita personale e sociale.
Guardandoci indietro, possiamo notare come nel mondo occidentale la maggiore disponibilità di cibo abbia permesso di raggiungere risultati importanti, come la scomparsa – parziale – della malnutrizione o di molti disturbi dovuti a carenze alimentari.
Di contro, ciò ha prodotto l’insorgere di una problematica collaterale, ossia quella delle “malattie del benessere”.
LE MALATTIE DEL BENESSERE
La medicina avanza continuamente nella ricerca di cure per le cosiddette “malattie del benessere”, legate in gran parte a stili di vita sedentari, inattività o consumo di cibi poco sani.
Obesità, diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari e tumori di vario genere sono il prodotto finale di queste abitudini, portate all’eccesso e spesso sottostimate sia dai medici che dai pazienti.
Occorre dunque che la società contribuisca ad una presa di coscienza generale e che metta al centro una nuova cultura della prevenzione, focalizzata tanto sulla diagnostica quanto su stili di vita alimentari corretti.
A tal proposito, secondo uno studio dell’OMS risulta che circa 1/3 delle malattie cardiovascolari e dei tumori possono essere evitati grazie ad un’alimentazione sana ed equilibrata.
Possibile dunque che il cibo possa essere sia la causa che la soluzione per questi problemi?
I CIBI FUNZIONALI
Il concetto di “cibo”, specie negli ultimi anni, è andato incontro ad una rapida trasformazione. Oltre alle proprietà nutrizionali e sensoriali infatti, la ricerca medica ha evidenziato il suo ruolo centrale nella prevenzione di alcune patologie, oltre che nel mantenimento della salute e dell’equilibrio psico-fisico.
I “functional food” (alimenti funzionali) sono alimenti, freschi o trasformati, caratterizzati da effetti addizionali in grado di modificare la probabilità di comparsa di un disturbo, portando benefici all’intero sistema psico-fisico.
Le componenti aggiuntive, pur non potendo essere definite nutrienti, non sono assimilabili a pillole, pastiglie o integratori, né tantomeno agli alimenti dietetici o fortificati, rappresentando di fatto un unicum nel loro genere.
Ne sono un esempio i pomodori, lo yogurt, i legumi, il salmone o i broccoli, spesso indicati dai nutrizionisti e consigliati a chi è soggetto a disturbi alimentari.
L’arricchimento apportato da questi prodotti, tuttavia, non è sufficiente a garantire risultati efficaci, dato che occorre tenere in conto le possibili interferenze con altri alimenti o con le caratteristiche fisiologiche del soggetto.
EDUCARE PER GUARIRE
Partendo da questo assunto, è palese la necessità di una maggiore educazione all’alimentazione, rispetto alle malattie metaboliche o dell’apparato gastrointestinale che una dieta errata o la poca coscienza del proprio corpo possono portare.
Queste conoscenze prendono corpo oggi dagli esperti in scienza dell’alimentazione e della nutrizione, differenti dai medici nutrizionisti e in grado di individuare un regime alimentare equilibrato e su misura, quali elementi sono da eliminare e quali da integrare.
Dagli studi condotti negli ultimi anni sono nate importanti discipline, tutt'ora in via di sviluppo e sempre aperte a nuove scoperte.
Nutrigenomica - studia le relazioni tra l'ingestione di cibi e le mutazioni del dna nel nostro organismo, al fine di filtrare i meccanismi che possono portare o predisporre a patologie come Alzheimer o cancro.
Nutrigenetica - si interessa della risposta soggettiva e genetica agli alimenti che ingeriamo e che in soggetti predisposti dà origine a celiachia o ipercolesterolemia.
Nutraceutica - ha l'obiettivo di migliorare la qualità della vita e rallentare il processo di invecchiamento cellulare. Così facendo, sarebbe possibile controllare l'insorgere e l'andamento di patologie croniche.
Il futuro della medicina, intesa come la pratica atta a prevenire, controllare e curare i disturbi e le malattie, non potrà dunque prescindere negli anni a venire dal porre il cibo al centro delle proprie logiche di ricerca e di cura, consapevole dei rischi ma anche degli straordinari benefici che può portare all'individuo.